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Sunday, March 25, 2012

LASCIATI PORTARE DALLA CORRENTE

    
Quanto sto per raccontarvi mi e’ successo solo l’altro ieri mentre prendevo la metro di ritorno a casa. Dopo un pomeriggio passato a far spese e con due pesanti buste tra le mani sono entrato nella metro e come al solito era piena di gente. E’ stato difficile trovare lo spazio necessario dove riporre le buste e all’improvviso un coreano sulla cinquantina si e’ alzato per cedermi il posto (deve essere l’effetto barba che mi fa piu’ anziano?), cosi’ senza tante parole e con la stessa fretta si e’ diretto verso la fine della carrozza. Sono rimasto sorpreso dal suo gesto e ho cercato per quanto possibile di vederne il volto; intanto e’ salito un ragazzino con la bicicletta, immaginatevi se era facile divincolarsi tra quella selva di gente… e ancora una volta quella stessa persona che mi aveva lasciato il posto e’ riuscito a creare altro spazio per accomodare il ragazzino con la sua bicicletta.

La buona volonta’ e generosita’ di quella persona mi avevano colpito e volevo in qualche modo dirgli grazie per sua attitudine. La metro si e’ fermata e l'uomo ne e’ disceso. Come avrei potuto ringraziarlo?

Vi e’ mai capitata una esperienza simile, laddove voi siete i destinatari di un inatteso e gratuito gesto di bonta’ e nonostante il vostro desiderio siete impossibilitati dal poter ringraziare? Ognuno di noi puo’ richiamare alla memoria episodi (piccoli o grandi non ha importanza) dovie siamo stati amati e cosi’ provocati ad esprimere il nostro “grazie”, e senza la possibilita’ concreta di poterlo fare. Che fare dunque?



Qui ad Emmaus possiamo vedere ogni giorno come i lavoratori stranieri cercano di esternare la loro gratitudine per averli aiutati nelle loro necessita’ (salari, incidenti sul lavoro, documentazione, contributi per le spese ospedaliere, etc), l’urgente desiderio di ringraziare traspare sui loro volti e si esprime in piccoli regali (un cesto di frutta, delle bevande, qualche biscotto).. Alla loro domanda” Come posso ringraziarvi?” corrisponde la nostra risposta “Cerca anche tu di fare altrettanto!”; non e’ forse questa la risposta data da Gesu’ a chi ammirava la bonta’ del Samaritano? (cfr. Lc 10)

   Gesu’ in parole ed opere passo’ beneficando molti, al punto da consegnare se stesso dicendo “Fate questo in memoria di me”. Il nostro modo di dire grazie e’ fare quanto lui ci ha mostrato “amatevi l’un l’altro come io ho amato voi”.



Rieccomi nella metro, dopo un po’ mi sono alzato ed ho lasciato il posto a qualcun’altro, senza troppe parole ma con un sorriso stampato sul volto. “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,8)

Ti sei sentito voluto bene da qualcuno? Passa quello stesso amore a qualcun’altro, lasciati cosi’ portare dalla corrente!

Sunday, February 19, 2012

MI MANCA TANTO IL CARNEVALE



     In questi giorni di carnevale il pensiero corre alle sfilate e maschere in paesi noti e meno noti, da Rio di Janeiro al ritmo di samba e abiti succinti, alle piu’ eleganti maschere del carnevale veneziano, alla satira politica di quello di Viareggio, e per non andar troppo lontano c’e’ il Carnevale di Putignano e perche’ no...quello di Savignano!
     Poca importa il luogo e tanto meno il ritmo musicale della sfilata, a me manca tanto il carnevale, non perche’ non lo viva ormai da anni qui in Asia dove rimane un illustre sconosciuto. Mi manca il carnevale come tempo di gioia, di maschera da preparare e poi indossare, anche come tempo di trasgressione, seguendo il detto latino “semel in anno licet insanire” In un ben definito periodo di ogni anno tutti sono autorizzati a non rispettare le convenzioni religiose e sociali, a comportarsi quasi come se fossero altre persone. Questa tradizione era spesso legata alla celebrazione del carnevale, la cui etimologia rimanda alla distinzione tra periodi di festa e altri di astinenza ( “carne, vale” addio carne), cosi si termina con il Martedi grasso lasciando il posto al Mercoledi delle Ceneri che apre la Quaresima.

Mi manca il Carnevale come periodo, come tempo proprio, tempo dove anche cio’ che abitualmente non sembra trovare spazio trova il suo tempo e spazio, e cosi “ogni scherzo vale”. L’altro giorno seguivo un gruppo di bambini cinesi alle prime armi con l’apprendimento della lingua inglese e avevano tra le mani un foglio con il nome delle varie stagioni da abbinare alla neve dell’inverno, ai fiori e farfalle della primavera, al sole e mare di una spiaggia in piena estate ed un cesto colmo di frutti del periodo autunnale. Mi chiedevo se da noi esistono ancora le stagioni, quando poi si mangia frutti di ogni stagione durante tutto l’anno, esiste ancora la frutta di stagione? ve lo ricordate voi il gelato che arrivava solo durante “la stagione”, chiedete ai vostri nonni del negozio di Amgiolina “Tuccian”.


     L’alternarsi delle stagioni perche’ ogni cosa ha il suo tempo, in una connessione necessaria pur nella distinzione; il tempo dell’aratura in cui preparare il terreno per la semina, lasciando al freddo inverno il compito di fecondare quella terra con soffice neve e abbondanti  pioggie, ai primi tepori di primavera per rinvigorire il verdeggiare del frumento che il sole cocente d’estate fara’ imbiondire, pronto per il sospirato raccolto. Alternarsi di stagioni metereologiche e del cuore.

 E ritornando al carnevale, il ricordo va alle umili maschere di cartone ed elastico comprate a poche lire, ai disegni fatti in classe per le tipiche maschere regionali: l’Arlecchino di colori, servo balordo e scansafatiche; Brighella, servo astuto e intrigante; Pantalone, vecchio mercante avaro e brontolone, e poi a ruota ecco sfilare Gianduia (Torino), Colombina (Venezia), Meneghino (Milano), Balanzone (Bologna), Stenterello (Firenze), Rugantino (Roma) e Pulcinella (Napoli)...

Ecco il carnevale come simbolo e metafora di stagioni del cuore, dove c’e’ il tempo per ogni cosa, tempo per il diverso ed anche il contrario, tempo per la distinzione e tempo per lasciare spazio ad una nuova stagione, in un susseguirsi ed alternarsi che crea unione e possibilmente comunione. Ed anche il carnevale ha il suo tempo e spazio, tempo dunque per indossare la maschera e tempo, speriamo, anche per toglierla.


Viva il carnevale, diamo spazio al tempo; tu quale stagione stai vivendo?