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ciao Giovanni

Thursday, June 23, 2011

Polvere di marmo

La maestosita’ di quella cupola, la linearita’ delle forme, l’avvicendarsi delle colonne quasi ad inseguirsi in un gioco plastico dove il grande sembra piccolo e tutto si ricompone in simmetria, e cosi’ san Pietro rimane impresso in noi come solo i capolavori sanno fare. E tra tante opere d’arte ti attrae quel marmo reso cosi’ leggero che sembra far da velo a Maria che accoglie tra le braccia il corpo troppo pesante del figlio morto, altra meraviglia di un genio giovanile che si cimenta a creare forme. E che dire di quel susseguirsi di di figure bibliche in quella cappella Sistina il cui soffitto sembra essere un ritaglio di cielo in terra? Quei corpi che nella loro nudita’ dicono sacralita’ tanto quanto e forse piu’ degli incensi e paramenti sacri usati per la liturgia di quel luogo sacro. Che cosa hanno in comune questi capolavori se non il genio, la sgregolatezza e passione di un uomo che ha fatto dell’arte la sua vocazione? Michelangelo, una passione che lo ha consumato tra consensi e critiche di ogni genere; si racconta di lui che non fosse un carattere facile e delle tante controversie con i suoi protettori, ammiratori e critici.

Mi ricordo di quel fatterello allorquando era alle prese con il Mose’, cosi’ bello e vero ai suoi occhi da gridarli addosso “Perche’ non parli?” e allo stesso tempo qualcuno lo critico’ suggerendo qualche ritocco all’opera. Ecco allora Michelangelo salire la scala, produrre un suono di scalpello e lasciare cadere un po’ di polvere di marmo che aveva nascosto nel pugno della mano. “ E adesso come va?”,  “ Molto meglio” rispose il critico, ritornando a casa contento di aver dato il suo prezioso contributo per la realizzazione di una opera d’ arte.
Quante critiche dentro e fuori di noi! Ecco allora della polvere di marmo quando non si e’ contenti di se stessi per quella discrepanza tra desiderio e realta’; ancora un po’ di polvere di marmo quando le contraddizioni sono pane quotidiano in quegli slanci che si perdono per via prima di raggiungere il traguardo. E allentare ancora il pugno e lasciare che cada ancora polvere di marmo sulle voci e sguardi di quanti sembrano avere sempre da ridire per un ulteriore ritocco di quella statua, opera delle tue mani. Lo slancio di quel genio chiamato Michelangelo e’ visibile in quei capolavori fatti ancora ventenne, ma ancor piu’ affiorano e si sprigionano in quella contorsione dei corpi abbozzati che fuoriescono dalla roccia, chiamati appunto i “Prigioni”. Opera delle vecchiaia e veri capolavori dove la durezza del marmo e’ stavolta insufficiente a contenere ed esprimere il desiderio struggente dell’artista. Si tratta, come noi, di opere ancora e sempre in corso.

     Un ritiro predicato ad un gruppo di sacerdoti, il toccare con mano una grazia cosi’ spessa e densa da poterla tagliare a fette, con confessioni dove l’animo ha nostalgia infinita di innocenza e li’… le voci dentro e fuori per ulteriori perfezionamenti sull’opera che prende forma. Anche qui un’ altra manciata di polvere di marmo. E quando poi sei tu a sentirti sotto esame e le critiche si rivolgono a Dio perche’ faccia i suoi ritocchi beh … allora sara’ Lui, l’Artista,  a scendere quella scala, lasciando cadere polvere di marmo e sedersi compiaciuto di fronte alla sua creatura, invitando noi stessi alla primitiva meraviglia, “cos’e’ l’uomo perche’ te ne curi, il figlio dell’uomo perche’ te ne dia pensiero? Eppure lo hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato” (salmo 8).
Non continuare a stringere i pugni, ma apri la mano e lascia cadere quell’ultima manciata di polvere di marmo!                                                                                                                                   
                                                                                                                  P.      Giovanni omi