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Friday, December 24, 2010

L’ATTESA E POI LA SORPRESA!


Quante volte il desiderio ci ha portato altrove, in altri spazi, in altri mondi quasi a voler trovare quella pace e serenita’ che la vita quotidiana sembra negarci. E abbiamo immaginato la “vacanza da sogno” dove liberarsi da ogni stress e condizione; questo il tentativo di ognuno di noi e anche per chi, con animo religioso, ha guardato al “cielo” come spazio di liberta` ed armonia. Quando ci si sente pressati dall’andirivieni della nostra vita allora l’altro, il diverso, lo straordinario appaiono all’orizzonte come dolci sirene pronte ad appagare quel nostro desiderio di sfuggire all’ordinario. E’ il tempo dell’ attesa, che va dall’aspetto laico ( “ancora qualche settimana e poi finalmente le sospirate vacanze”) a quello piu’ religioso ( “un giorno il Regno di Dio sara’ realta’ piena”). Il tempo di preparazione al Natale e` proprio questa attesa di qualcosa di diverso o meglio di Qualcuno che venga dall’alto e con il profeta Isaia abbiamo guardato al cielo facendo nostra la sua invocazione: “Oh se i cieli si squarciassero e facessero piovere il Giusto”.
Da un parte il desiderio di altro, di cielo ed insieme la constatazione della difficolta`, della differenza appunto tra cielo e terra. Attesa di qualcosa di diverso, di straordinario, di un cambiamento radicale che nasce da un cuore insoddisfatto dal presente, da cio` che viviamo nelle relazioni con gli altri a cominciare da quelli piu` prossimi. Le insoddisfazioni come risultato delle nostre stesse ambizioni e la voglia d’altro appunto, espressa anche in un Dio che sia, almeno lui, “straordinario”.

L’avvento vissuto come attesa e poi il Natale che ci sorprende, perche’ troppo “ordinario”. Ai pastori alle prese con le occupazioni di ogni giorno, nella notte di veglia appare una grande luce e gli angeli indicano un segno che non ha niente di straordinario:             “ un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia”. Tutto qui? Dov’e` dunque il tanto sospirato diverso, l’altro, il celestiale?

Dall’attesa alla sorpresa; quella di un Dio che dall’alto dei cieli si rivela nel quotidiano, nell’ordinario. La Parola che si fa uomo, si fa carne, che e` la nostra debolezza, fragilita`, precarieta’. Il segno del Natale in quel bimbo che ha bisogno di accoglienza, di cura, di premure e attenzioni che solo lo sguardo di una Madre sa cogliere in profondita`. Accogliamoci dunque l’un l’altro nelle fragilita’ vissute, nelle disillusioni sperimentate e nelle fragilita’nascoste, in uno slancio che nasce solo dalla fede di chi scopre lo “straordinario” nel nostro quotidiano.
Buon Natale a tutti ed a ciascuno in particolare.

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