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Saturday, January 29, 2011

IL MERCATO


Piccoli paesi di montagna dove la vita scorreva con il lento alternarsi delle stagioni e non c’era bisogno della televisione per sapere “il tempo che fa”, era il contatto con la terra ad indicare il calendario delle cose da fare e cosi’ prepararsi per la prossima stagione. Il passare dei giorni era anche ritmato da cadenze settimanali, quali la domenica in quell’ “andare a messa ed al mercato”. Si`, era occasione di “mettere il vestito della domenica” appunto e ritrovarsi a piccoli gruppi al mercato, non tanto per comprare quanto piuttosto per “stare in piazza”ed ascoltare novita`, scambio di notizie e saluti e rinfrancare cosi` legami umani dettati da simpatia, parentela o semplice conoscenza. C’era anche l’andare a messa, talvolta forse piu’ per abitudine che per personale convinzione, eppure il tutto diceva senso di appartenenza e legami tra uomini e cose, e con un Dio di cui si coglieva la presenza in chiesa e forse ancor piu` in quell’ alternarsi di giornate ritmate da faccende da sbrigare tra famiglia, casa, stalla e campi. Ancora oggi capita di rivedere questi piccoli mercati settimanali e verrebbe voglia di ringraziare quanti espongono la loro merce, non tanto per quello che offrono sui loro banconi quanto per l’occasione che creano per ritrovarsi e scambiare quattro chiacchiere.

In maniera lenta e progressiva queste scene stanno scomparendo ed il mercato non e’ piu` settimanale, non occorre piu` uscire ed andare in paese; “il mercato” viene in casa a tutte le ore, anche quelle piu` sacre quando la famiglia stenta a ritrovarsi intorno alla tavola per mangiare insieme e nutrirsi anche di quei rapporti semplici che sostengono le relazioni familiari. Ai fruttivendoli e venditori vari del mercato di paese subentra una televisione sempre accesa che propone la “solita mercanzia”, con toni sempre piu` accesi ed urlati. E non c’e` possibilita` di dialogo, di una risposta pacata che nasce da riflessione personale o di gruppo. Si e’ come bombardati, sotto assedio con notizie che non sollevano, non nutrono, ma che alimentano disagio e rendono pesanti e disfattisti, perche` questo e` “il tempo che fa”.
“Temporali, alluvioni, terremoti, inondazioni” non climatici ma di informazioni su scandali e politica di un paese che sembra aver perso l’orientamento, perche’ incapace di guardare in alto e fissare le stelle.
Disorientati ci ripetiamo addosso quanto appena ascoltato e non riusciamo a digerire, perche` troppe informazioni gridate a squarciagola non riescono a traformarsi in formazione personale o di gruppo. Ci manca la capacita` di far decantare, di far posare e valutare e quindi di avere opinioni e chissa` anche qualche convinzione personale.

Il vino, quello buono, quello fatto in casa che bisogna “far posare” e non agitare, bello da vedere e ancor piu` da gustare in compagnia, perche` schietto e naturale. Ne avete ancora qualche bottiglia in cantina? Conservatela con cura e bevetela con gusto intorno a quella tavola dove le informazioni si fanno personali ed hanno tutto il sapore dello scorrere lento del tempo e dell’alternarsi delle stagioni.

A buon intenditore poche parole.