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ciao Giovanni

Thursday, March 31, 2011

PROFUMO DI PRIMAVERA


Profumo di primavera Laltro giorno immerso nei miei pensieri mentre uscivo dalla metropolitana sono stato come invaso dal vocio fragoroso di bambini alluscita da scuola. Un rincorrersi lun laltro e gridarsi addosso la voglia di vivere; I maschietti in piccoli gruppi con ai piedi le scarpe da calcio e il sudorere ancora grondante sulla fronte, le bambine invece a due o tre a confidarsi i loro piccoli segreti mentre insieme mangiucchiavano una pizzetta.
Voglia di vivere e freschezza che traspare sui loro volti mentre incuriositi dal mio andare lento e pensieroso mi lanciano un hello goodmorning! e passano oltre ridacchiando tra  di loro.
Il giornale ci ha gia annunziato larrivo della primavera (ipchung) e in ufficio abbiamo gia mangiato i 5 diversi tipi di vegetali (onupap) preparati da una gentile signora. Il calendario ci dice insomma che siamo gia in primavera ed e difficile crederlo quando la temperatura allesterno e ancora sottozero!
Eppure linvito e pressante ad uscire dal nostro letargo e cogliere i segni di una primavera che e gioia di vivere e celebrazione di una vita che continuamente si rinnova. La bibbia stessa ci ricorda di passare oltre e far attenzione ai segni di una primavera che e continuamente alle porte: Vieni mia bella, amore mio, vieni con me. L inverno e passato; la pioggia e terminata, nella campagna  I fiori son sbocciati. Questa e la stagione del cantoVieni amore mio, vieni con me Canto dei cantici 2:10-13)


 Quali sono dunque i segni della primavera?
Quando ero scolaro anchio (non moltissimi anni or sono ) la maestra ci portava sul prato e li tra erba fresca, fiori appena sbocciati e farfalle ai primi voli ci spiegava il ciclo delle stagioni e di come linverno freddo e scuro lasciava pian piano spazio ad una primavera che si annunciava fresca e profumata.
Anche dentro di noi ce una primavera che attende di essere liberata e venir fuori
Ogni qualvolta non ci lasciamo intrappolare dal negativo che e presente dentro e fuori di noi, ogni qualvolta siamo capaci di andare oltre e allora che spandiamo profumo di primavera.
Profumo di primavera e Hussain, lavoratore illegale del Bangladesh che prontamente prepara del cibo del suo paese per un lavoratore del Pakistan che giace infermo in ospedale.
 Profumo di primavera e una bambina buddista coreana e birichina che con la mamma viene a trovarci in ufficio e consegnadomi una lettera mi dice di consegnarla ad un altra bambina mongola che necessita di una operazione; dentro ci sono i soldi con cui la mamma le avrebbe voluto comprare il regalo per natale e che invece lei ha deciso di donare alla bambina mongola.

 Profumo di primavera e l andare oltre cio che rappresenta il nostro limite (conflitti, gelosie, voglia di arrendersi alle circostanze, incomprensioni, differenze culturali). La natura intorno a  noi ci ricorda che allinverno segue la primvera, ce sempre la speranza alla porta.
E noi? Anche noi come piccoli scolari sprigioniamo la voglia di vivere e celebriamo i segni di una primavera ceh puo durare tutto lanno.
                                            

Anche tu puoi essere profumo di primavera

Ciao  P.Giovanni omi

Thursday, March 10, 2011

TRA FRONTIERA E CASA

MAXIME AUTEM AD DOMESTICOS FIDEI
“Si piglia gioco di me?” interruppe il giovine. “Che vuole ch’io sappia del suo latinorum?” Beh, spero solo che questa mia riflessione non produca su di voi una reazione simile a quella di Renzo nei Promessi Sposi al sentir don Abbondio arrampicarsi su espressioni latine cosi strane. La  mia  vuole essere solo un tentativo di riflessione  sull’andare oltre e sul senso della missione. Quale possibile reazione poteva provocare una tale espressione nell’animo di un giovane seminarista alla ricerca di una vocazione missionaria che sembrava come d’improvviso sgorgare tra le rocce di una formazione cosi’ sistematica ed ordinata? I lunghi nove anni del seminario diocesano spingevano alle spalle e consolidavano l’impulso a forzare porte con le mani e spalancare lo sguardo insieme al cuore su distese oltre frontiera.  La frase l’avevo letta su quel libro regalatomi da un Oblato che visitando i seminari si era imbattuto in quel giovane cosi’ ostinato e fermo nel volere superare “la frontiera”.

Poco riuscirono a fare l’affetto dei compagni, la stima dei formatori e le lacrime sui volti dei genitori per quel figlio che si entusiasmava all’oltre. Il libro raccontava la vita dell’allora beato Eugenio de Mazenod, quando anche lui si senti’ come afferrato da una tensione e trascinato a lasciare quanto sembrava solo a portata di mano (possibile matrimonio, carriera militare, contesto nobiliare). Superata l’indecisione , ecco Eugenio che entra in seminario, gli anni di formazione e l’amicizia con Forbin-Janson, anche lui fortemente animato da spirito missionario. “Coerenti con i loro ideali, una volta ordinati sacerdoti, Eugenio era tornato nella sua Provenza e Forbin-Janson era corso dal Papa per proporre un vasto programma di evangelizzazione della Cina. Il Papa gli aveva risposto in un modo che a Forbin-jJanson sara’ sembrato un freno, e che aveva invece incoraggiato e fatto esultare Eugenio; “Il vostro progetto di andare in Cina e’ buono, senza dubbio, ma prima di tutto occorre venire in aiuto delle popolazioni che ci sono d’attorno: maxime autem ad domesticos fidei. Occorrono, soprattutto in Francia, delle missioni al popolo e dei ritiri per il clero”. (cfr “Eugenio de Mazenod, un carisma di missione e di comunione” scritto dal nostro caro Fabio Ciardi).
“Maxime autem ad domesticos fidei” non era certo per me, perche’da me capita solo  come attenzione ai propri, ai familiari, alla patria, ma io volevo fortemente andare oltre e come puledro annusavo solo l’aria d’oltralpe. Altri anni di formazione, lo scolasticato internazionale, l’esperienza di due anni nelle Filippine tra montagne ed isole remote e poi…finalmente la Corea. Ed ancora oltre, la ricerca di nuove forme di apostolato, i lunghi anni sulla strada con gli immigrati, e poi ancora oltre con la visita all’isola di Sakkalin (Russia), il caldeggiato e sospirato progetto d iniziare una missione da quelle parti, le parole incoraggianti del Padre Generale e poi la doccia fredda del Consiglio Generale, perche’ bisognava consolidare innanzitutto la nostra presenza in Corea.  Ancora oltre con il lavoro di predicazione della Parola di Dio attraverso conferenze, ritiri seminari e quant’altro a preti, religiosi e laici. Quante frontiere all’esterno, superate in parte e altre ancore da superare; si’ ma verso dove?

Maxime autem ad domesticos”…. Vi sono altre frontiere e sono quelle dentro di noi, piu’ vicine, intime e forse percio’meno visibili e perche’ no? piu’ difficili da oltrepassare. Quanto vero quello che Agostino scopre dopo tanto vagare, scoppiando in quell’esclamazione : “Ti ho cercato fuori di me e Tu eri dentro di me, piu’ intimo a me di quanto io lo sia a me stesso!”. Ecco il primo “domestico” verso cui innanzitutto dirigersi risolutamente, quando si ha come la grazia di percepirne come il sussurro e ci si scopre afferrati da una inquietudine che non ti lascia piu’ tranquillo. Mi viene difficile esprimere quanto vado avvertendo sempre piu’spesso, che cioe’ il missionario ha bisogno di sapere e sperimentare CASA, e di farvi ritorno spesso, perche’ le possibili molteplici frontiere sono solo rimandi, echi, profumi, sapori di quanto e’ OLTRE e paradossalmente INTIMO. Eccomi allora ancora una volta alla ricerca verso un’ultima frontiera; che sia questo il vero cammino della santita’?
P. Giovanni Zevola omi