Molti di
quanti visitano Roma restano ammirati dalla grandezza di questa citta’ che
ancora oggi attraverso i suoi monumenti riesce a fare immaginare qualcosa dello
splendore dell’antico impero romano. Certamente il Colosseo impressiona per la
sua bellezza, ma basta anche dare uno sguardo veloce alla campagna romana con i
suoi acquedotti ancora li’ con i loro archi sospesi... L’arco infatti ha la
capacita’ di sostenere tutto il peso della struttura distribuendone il peso in maniera
uniforme, e solitamente e’ la parte piu’ forte di una struttura; cosi’ abbiamo
ponti, acquedotti e strutture mastodontiche quali appunto il Colosseo.
Capacita’ dunque di collegare due punti opposti e, creando
un arcata, sostenere la pesante struttura distribuendo il peso in maniera
uniforme; ecco l’arco.
“Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto
della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata. Mai dimenticherò
quel fumo. Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i
corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto. Mai dimenticherò
quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede. Mai dimenticherò quel
silenzio notturno che mi ha tolto per l'eternità il desiderio di vivere. Mai
dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i
miei sogni, che presero il volto del deserto. Mai dimenticherò tutto ciò, anche
se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.” dal libro "La notte"
di Elie Wiesel
La lettura
di questo brano mi ha stimolato a fare una riflessione sulla importaanza della
memoria, specialmente in contesto biblico, considerando l’eredita’ culturale
dell’autore, gia’ premio Nobel per la letteratura.
La memoria come capacita’ di tenere insieme punti opposti
creando come un arco sospeso che da’ solidita’ al tutto. Ecco allora l’esperienza
del popolo di Israele nel vivere la sua notte (quella in terra di Egitto fatta
di umiliazione e schiavitu’) e l’invito-comando a mai dimenticare, perche’
attraverso quella notte si e’ arrivati alla luce del giorno (terra promessa e
liberta’). Notte madre che li ha generati a popolo di Dio; e’ dunque nella
notte che attraversano il mare. Cosi’ sara’ anche del loro padre Giacobbe che
nel passare il guado per tutta la notte si trova a lottare con un qualcuno (se
stesso, il fratello e Dio stesso) ed e’ nella notte genarato a vita nuova ( non
piu’ Giacobbe il suo nome, ma Isreale, padre di un nuovo popolo).
E le notti
si susseguono inseguite dalla luce del nuovo giorno; ecco il popolo in esilio
(nuova notte con crisi di identita’) e la domanda struggente che invoca
speranza (“Sentinella, quanto rimane della notte?”); ed ecco la nuova
liberazione (ritorno in patria e ricostruzione del tempio).
L’esperienza vissuta nella carne di tutte queste notti
porta Israele alla riflessione sulla stessa creazione dove notte e giorno continuano
a creare il nostro arco (le tenebre ricoprivano la terra e la parola di Dio
dice “luce” e luce fu). L’arco si allunga a coprire tutta la Bibbia fino alla
sua conclusione (nell’ Apocaliise si dice della nuova creazione dove “ la notte
non sara’ piu’, perche’ Dio sara’ la sua luce”).
Esperienza di un popolo questa che viene rivissuta da un
suo figlio, Gesu’. Tutta la sua vita tra due notti madri; quella della nascita
(ai pastori che vegliano nella notte una luce rifulse) e quella della morte, i
tre giorni incorniciati dalla consegna di Giuda (“Usci, ed era notte”), notte
vissuta sulla croce (“Dio mio...perche’ mi hai abbondonato?”), e notte su tutta
la terra al momento della morte...ed ecco puntuale come sempre la luce, quella
della nuova vita (“ le donne si recarono al sepolcro di buon mattino, quando il
sole sorgeva”).
Di nuovo l’arco a mettere insieme morte e vita, notte e
luce in quel nostro meravigliarci di fronte alla “tomba vuota”; tomba (morte e
tenebre), eppure e’ vuota (luce e vita).
Quante notti
vissute insieme oppure in solitudine, tra amari rimpianti e speranze spezzate...
e l’invocazione ad un qualcuno “Sentinella, quanto rimane della notte?”,
invocazione che dice la sofferenza della notte ed allo stesso tempo grido di
speranza, perche’ un arco li mette insieme sostenendo tutta la nostra vita.
Vita la nostra che trova nella croce del Risorto il suo arco....
Ed allora faccio eco a Weisel nel dire:
“Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a
vivere quanto Dio stesso. Mai.”
Buona Pasqua!
Buona Pasqua!